Sento che qualcosa sta cambiando.
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- Pubblicato Mercoledì, 08 Maggio 2019 23:27
- Scritto da Armando DURANTI
Sento che qualcosa sta cambiando.
Sento che il modo di approcciarsi al problema dei rigurgiti neofascisti sta prendendo la giusta direzione
La sensazione è che stia cambiando l’approccio stesso al problema e che finalmente dalle parole si sia arrivati al fatto compiuto, all'emarginazione sociale delle frange dell’estrema destra.
La tolleranza in nome di un superficiale garantismo democratico verso queste forme di negazione delle libertà democratiche, va affievolendosi.
Nessun dialogo o legittimazione dunque nei confronti di questi soggetti e delle loro organizzazioni spesso di stampo squadristico.
La partecipazione al 25 aprile, la difesa dei valori del 25 aprile arrivata da più parti e più numerosa del solito, ci rassicura.
La sentenza della Cassazione di Bari che ribadisce la condanna di Casapound per ricostruzione del disciolto partito fascista e manifestazione fascista, la disdetta del contratto con l’editore neofascista Altofonte da parte del Salone del Libro di Torino, l’esposto del presidente del Piemonte Chiamparino e della sindaco di Torino Appendino nei confronti dello stesso editore neofascista, sono segnali chiari e forti rivolti al Paese: sia sul fronte giudiziario che su quello culturale.
Nei casi citati, lo Stato di diritto mostra chiaramente la propria risolutezza la propria presenza davanti al potenziale pericolo prodotto da chi testimonia e agisce contro le istituzioni democratiche, in chiara violazione del dettato costituzionale, e sostiene, oltre ogni ragionevolezza, oltre ogni vicenda storica, la bontà del regime fascista e della sua azione violenta, facendosi esso stesso responsabile di violenze verbali e materiali.
La coscienza antifascista è viva e attiva e si riversa ancora nelle piazze con la stessa rabbia degli anni 70, una rabbia che seppe respingere veementemente l’antistato proveniente da destra e da sinistra, una rabbia che oggi come allora, non sfocia in violenza ma che vince con la presenza stessa, con la stessa risolutezza di quarant’anni fa, contro chi ancora ostenta simboli e idiomi piegati dalla forza popolare di questo Paese.