L'Espresso oggi. La parola antifascista
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- Pubblicato Sabato, 12 Gennaio 2019 11:03
- Scritto da MARCO DAMILANO - Rep.it
L'Espresso oggi. La parola antifascista
L'Espresso incontra i suoi lettori e tutti i cittadini che vogliono partecipare al cinema Nuovo Sacher, dove Nanni Moretti proietta il suo “Santiago, Italia”, oggi, sabato 12 gennaio alle 10.30 per discutere, confrontarci, emozionarci, riflettere, senza rassicurazioni e auto-consolazioni, perché non di questo abbiamo bisogno. Ma di rimettere insieme pezzi disorganizzati, ricucire fatti lontani per trovare una spiegazione a quanto accade. È il nostro mestiere di giornalisti. Forse più fastidioso, in tempi di vuoto culturale e politico, di appiattimento sul presente, di distruzione della memoria. Più necessario, sicuramente.
Dopo l'aggressione degli estremisti di destra ai nostri giornalisti,
Interventi
Marco Damilano
Diego "Zoro" Bianchi
Guido Crainz
Ugo Foà
Fabrizio Gifuni
Samuele Lucidi (consulta giovani)
Donatella Di Cesare
Sergio Flamigni
Federico Marconi
Michela Murgia
Tatiana Simmi (Baobab)
Aboubakar Soumahoro
Giovanni Tizian
Roberto Viviani (Baobab)
Diego "Zoro" Bianchi
Guido Crainz
Ugo Foà
Fabrizio Gifuni
Samuele Lucidi (consulta giovani)
Donatella Di Cesare
Sergio Flamigni
Federico Marconi
Michela Murgia
Tatiana Simmi (Baobab)
Aboubakar Soumahoro
Giovanni Tizian
Roberto Viviani (Baobab)
Ti sparo in testa. Parlano così i capi e i capetti dell'estrema destra romana e italiana, lo abbiamo sentito, è il loro linguaggio. Non sono mai andati via, basta leggere le loro biografie, il loro romanzo criminale e politico. Ma ora si sentono rinati a nuova vita, sono ringalluzziti dalla certezza di avere il vento della storia di nuovo dalla loro parte, dal contesto in cui si agitano, dal sentimento dell'impunità. Hanno aggredito, minacciato, insultato il nostro cronista Federico Marconi e il photoreporter Paolo Marchetti, li hanno costretti a consegnare i documenti di identità e gli strumenti di lavoro, uno di loro è stato percosso. Un gruppo di neofascisti alza le mani contro i giornalisti che lavorano per documentare, raccontare, informare. È tutto successo davvero. È successo a Roma il 7 gennaio 2019, una giornata particolare. Ci sono quelle parole che abbiamo ascoltato: ti sparo in testa. Quelle che non abbiamo sentito: la condanna dell'accaduto da parte di chi, come il ministro dell'Interno Matteo Salvini, ha il compito di vigilare sull'ordine e sulla legalità di un paese costituzionale e democratico come l'Italia. Per questo sentiamo il bisogno di incontrarci. Per dirci di persona una parola antifascista. La parola è antifascista, così come è antifascista il pensiero, e poi il ragionamento, il dialogo, il dubbio, l'ironia, l'accoglienza di chi è diverso da te. Lo facciamo con i giornalisti dell'Espresso, e con gli studenti, i volontari, gli intellettuali e gli artisti, i testimoni del nostro tempo e del tempo che abbiamo giurato di non dimenticare e che invece non ricordiamo.