Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sè e deve essere governato con la forza..."

Giacomo Matteotti, 30 maggio 1924. 

 

 

                                         W LA REPUBBLICA ITALIANA

                                                        NATA DALL'ANTIFASCISMO E DALLA LOTTA DI LIBERAZIONE

 

 

 

 

Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sè e deve essere governato con la forza..."

Giacomo Matteotti, 30 maggio 1924. 

 

 

                                         W LA REPUBBLICA ITALIANA

                                                        NATA DALL'ANTIFASCISMO E DALLA LOTTA DI LIBERAZIONE

il 25 aprile. 2024, un anno cruciale: per la memoria di questo Paese e per delineare il futuro di questo pianeta.

2024, un anno cruciale: per la memoria di questo Paese e per delineare il futuro di questo pianeta.

Per la memoria perché 80 anni fa la nostra città e la nostra regione si liberarono dal giogo oppressivo e violento del fascismo e del nazismo, ma questi 80 anni ci ricordano anche che l’estate prima, nel luglio del ’43, terminò la pagina più buia della storia della nostra nazione: cadeva un regime che per 21 anni aveva reso agli italiani, la violenza, l’assenza di libertà, la discriminazione…ordinaria amministrazione dello Stato.

Perché dobbiamo essere onesti di fronte alla Storia e alle vittime: non ci fu uno spartiacque tra un fascismo buono e un regime discriminatorio nei confronti dei suoi cittadini di religione ebraica e che ci trascinò in guerra per rispetto verso gli alleati.

Esiste un fascismo che fu orgoglioso del suo metodo violento, molti, come ci ha ricordato il prof. Barbero poche sere fa, confondono ancora troppo le proprie memorie familiari con la Storia, che invece è una visione d’insieme.

Nessuno vuole sminuire i ricordi del proprio patrimonio familiare ma non possiamo dimenticare le atrocità del regime mussoliniano sin dalle sue origini: la prima azione squadrista risale al 15 aprile 1919. Come ad Osimo il 6 luglio 1921, quando irruppero nel mercato delle erbe aggredendo e imponendo con la violenza i prezzi ai contadini e ai commercianti che stavano vendendo.  

A Milano i fascisti incendiarono e saccheggiarono la sede del quotidiano socialista “l’Avanti” e da allora dilagarono i crimini delle squadracce.

Come si fa, mi domando, a non dichiararsi antifascisti di fronte agli omicidi nel 1923 di Don Giovanni Minzoni, nel ’24 di Giacomo Matteotti, Piero Gobetti nel ‘26, all’incarcerazione e al confinamento di Antonio Gramsci, ma permettetemi anche di citare due casi osimani emblematici: Luigi Fiordelmondo , reo di aver cantato goliardicamente in osteria “camicia rossa”, inno garibaldino scambiato dai fascisti osimani per bandiera rossa, e per questo purgato con olio per motori e morto dopo sette giorni di sofferenze lasciando una vedova e sette figli piccoli; e Renato Fabrizi, l’ideatore della cellula clandestina “Ragno” morto al confino a soli 27 anni.

Ma non possiamo tralasciare neanche i crimini e i massacri in Etiopia, in Albania, in Jugoslavia, in Grecia. In ogni guerra c’è un vincitore e uno sconfitto e non sempre è evidente chi sta dalla parte giusta e chi da quella sbagliata: certo mi verrebbe da dire che uno sconfitto, in una guerra, c’è sempre… ed è il popolo!

Ci sono sempre vecchi che mandano a morire i giovani!

Ma mai come con la seconda guerra mondiale, è evidente quali delle due parti sia stata, continua e continuerà in futuro ad essere, giusta: la parte della democrazia…della libertà… della giustizia… della pace; insomma dalla parte della REPUBBLICA ITALIANA e non quella della Repubblica Sociale nata per volontà strategica di un dittatore criminale e straniero.

Da una parte la dittatura, dall’altra la democrazia, da una parte i campi di concentramento, dall’altra la libertà, e ancora, da una parte l’odio e le disuguaglianze, dall’altra la solidarietà e la giustizia sociale, da una parte Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, le Fosse Ardeatine, stragi, atti questi di inumana crudeltà, dove la complicità o il protagonismo dei fascisti e delle SS italiane è un dato di fatto irremovibile; dall’altra i diritti dei cittadini che avrebbero dovuto prendere in mano le proprie sorti.

L’antifascismo non può essere quello di allora. I mezzi e gli strumenti dove il fascismo esercita il suo potere nefasto non è quello di un tempo, e i valori di cui si fecero braccia e voce le partigiane e i partigiani vanno ancora difesi da un rischio di fascismo eterno, come lo definì Umberto Eco, in modo adeguato e con gli strumenti che la democrazia ci consente.  

E essere antifascisti nel 2024 vuol dire difendere i diritti inviolabili, mettere al centro della propria azione la solidarietà, promuovere la sovranità popolare su quella degli interessi lobbistici, rifiutare ogni discriminazione, applicare il principio di uguaglianza, difendere il diritto al lavoro, ripudiare la guerra per promuovere una vera cultura di pace, DIFENDERE L’AUTODETERMINAZIONE DELLA DONNA.

Tutto ciò come si concretizza?

Si concretizza seguendo, difendendo e promuovendo la Costituzione.

Non entrerò nella sterile polemica, ma davvero crea preoccupazione e dubbi se chi siede nelle Istituzioni parla della Costituzione come testo a-fascista e non antifascista indicando il fatto che la parola antifascista non compare per esteso da nessuna parte di quei 139 straordinari articoli.

Posso però ricordare a questi signori, che i costituenti ebbero ben chiari i disvalori che avevano governato l’Italia degli anni ‘20 e ‘30 e di certo la loro lungimiranza non si sarebbe fermata a guardare il passato, ma determinato era il loro compito di sancire qualcosa che non sarebbe mai più dovuta accadere a prescindere dal nome sotto cui si sarebbe ripresentata.

 

Come affermato dal presidente nazionale dell’ANPI “La Costituzione è il più compiuto e attuale manifesto dell'antifascismo.

Questa è la nostra bandiera comune.

Antifascismo è pace e lavoro, contrasto alla diffusione della politica dell'odio, piena attuazione della Costituzione, è unità, è una visione di Paese che metta al centro la persona umana e la sua dignità.”

 

E la Costituzione è la via maestra, è la bussola che ci indica il sentiero per una nuova fiducia dei cittadini verso la cosa pubblica.

Questi ultimi anni, e questo scorcio di 2024, una cosa ci stanno dicendo forte e chiara: la politica sta diventando qualcosa da cui gli elettori fuggono, la fiducia nei partiti è ai minimi storici, se meno di un elettore su due si reca alle urne allora è evidente che a perdere sono tutti gli schieramenti, ma soprattutto a perdere è la dignità di un Paese e le sue istituzioni.

La classe politica se vuole ritrovare la fiducia perduta e ridare una speranza al suo popolo deve anzitutto smetterla di scaricare la propria scarsa autorevolezza sulla Costituzione.

Non è cambiando le regole che si vince al gioco.  

Non è uno scambio elettorale tra premierato e autonomia differenziata che farà tornare i cittadini alle urne.

Questo paese è già fin troppo malato di leaderismo e il Premierato ne è la fase più acuta.

Il problema di questa Italia non è il governo ostaggio dei veti del Parlamento o il ruolo del Presidente del Consiglio, i problemi di questa nazione sono le scarse opportunità per i giovani, il lavoro precario, i salari che non riescono a sostentare i reali bisogni delle famiglie, i 1041 lavoratori morti nel 2023 e le 120 donne vittime di femminicidi, il dissesto idrogeologico e i fenomeni climatici estremi sempre più quotidiani, la sanità pubblica svenduta a favore dei privati, una cultura della guerra sempre più subdola.

Chi saprà invertire questa tendenza verso il precipizio, allora dimostrerà di essere un gigante come lo furono i padri nobili di questo Paese.

Come sostenevo all’inizio, il 2024 è un anno cruciale per il futuro, per quello dell’Europa, per le democrazie mondiali e per i conflitti alle nostre porte.

La credibilità della politica passa anche dalla capacità di saper far valere la forza del dialogo e della diplomazia e un’unione di stati disegnata da tre confinati politici negli anni più nefasti del pianeta dovrebbe avere la capacità e la forza di impedire la cancellazione dell’esistenza di interi popoli e stati, dovrebbe diminuire gli investimenti in armamenti, bandire le armi nucleari ed evitare inutili provocazioni, senza ambiguità dovrebbe essere la colonna portante dei diritti dei popoli a vedere riconosciuto il proprio stato.

Rivendichiamo il diritto e il dovere di guardare la guerra sempre dal punto di vista delle vittime, perché sono loro l’unica certezza di ogni conflitto. – prosegue ancora un appello della nostra associazione - La protezione dei civili, senza distinzione di nazionalità, residenza o religione, e degli ospedali, deve essere il primo obiettivo di un’azione diplomatica della comunità internazionale e delle forze della società civile.

 

Alla politica manca quello spirito di riscatto che fu proprio del 25 aprile, lo ritrovi presto!.

Grazie a quel 25 aprile, traguardo della Resistenza e della Lotta di Liberazione, abbiamo potuto autodeterminarci e scrivere una Costituzione che, contrariamente ad altri paesi, non è stata imposta.

L’Italia prenda per mano l’Europa e ancora una volta sia capace di indicare la via dell’autorevolezza e della lungimiranza; la strada che fu propria delle le nostre partigiane ed i nostri partigiani!

 

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