l'antifascismo osimano

Breve cronologia sull'antifascismo osimano dal 1922 al 1938.

 

L'antifascismo degli osimani affonda le proprie radici culturali, familiari, nel movimento democratico popolare che iniziò a manifestarsi in modo eclatante con le violente rivolte popolari contro il carovita del settembre 1897 e del gennaio 1898, sollevazioni popolari queste che precedettero la più famosa rivolta milanese stroncata dal Bava Beccaris a colpi di cannone. 

A quelle manifestazioni popolari del secolo prima seguirono i grandi scioperi ed il "Biennio rosso" , con vere e proprie insurrezioni popolari che attraversarono tutto l'arco del primo ventennio del '900 con alla testa, ad Osimo, la Lega delle Filandaie a guida socialista (mentre quella collegata di Jesi era seguita dal repubblicano Pietro Nenni)  in primis, i sarti e i fornaciai.

I grandi opifici osimani della seta, le numerose sartorie, i numerosi circoli popolari, la concentrazione operaia e del piccolo artigianato residente nei borghi a ridosso delle mura cittadine o nei rioni popolari del centro, sono pesantemente  influenzati quindi dalla presenza della Lega delle Filande , 1200 circa, almeno una per famiglia. Ciò rese le donne osimane l'avanguardia del movimento operaio e popolare democratico osimano con la conseguenza del diffondersi delle idee socialiste e anarchiche prima, cattoliche popolari (6 marzo 1919) e comuniste (gennaio 1921), rispetto al progressivo calo dei mutualisti repubblicani colpiti anche dai reverberi del pesantissimo processo subito nel 1877 dalla Società Fratelli Bandiera)

Tale condizione fu terreno fertile anche per Errico Malatesta il quale sovente raggiungeva Osimo essendo dimorato ad Ancona al ritorno dall'esilio londinese e la conseguenza fu che Osimo partecipò attivamente alla Settimana Rossa (luglio 1914), ed all' insurrezione popolare del giugno 1920 , detta "Rivolta dei Bersaglieri", insurrezione che partì ad Osimo dalla neo costituita Camera del Lavoro (maggio 1920). A questa insurrezione armata fece seguito il più grande ed ultimo sciopero delle filandaie (agosto 1920). 

Rispettiamente il 7 e il 17 agosto 1922, come nel resto del Paese, vennero prese di mira e distrutte: la prima sezione del Partito Comunista d'Italia di Borgo S.Giacomo, del Partito Socialista Italiano (Via dei Macelli) e l'attigua Camera del Lavoro.

Violenze verbali vennero rivolte allo stesso vescovo Mons. Monalduzio Leopardi che venne rinchiuso in cattedrale con i fedeli durante la messa di Capodanno per non aver innalzato il gagliardetto fascista.   

Numerose associazioni cattoliche e il prelato delle campagne circostanti subirono chiusure e violenze.  

Le elezioni provinciali del 1923 sono teatro di bastonature e coercizioni varie da parte di fascisti locali rinforzati da squadristi provenienti dall'Umbria a "chiudere la bocca alla roccaforte bianca" come testimonia il manifesto fascista affisso in città.  

Con le successive elezioni comunali del 1924  i fascisti si assicurano il Comune grazie al premio di maggioranza introdotto .

Nel 1925 l'ex segretario comunista della Camera del Lavoro Mario Ambrogetti, sarto, rifugiatosi a Roma, viene lì raggiunto e colpito duramente con armi da fuoco da elementi fascisti osimani . Solo per l'intervento di un agente della vigilanza cittadina romana ne impedì l'assassinio. La degenza ospedaliera durò otto mesi.

Diversi appartenenti a note famiglie antifasciste osimane sono costrette a lasciare Osimo ed emigraroni in Argentina (es. Gaspare Luna)

L'antifascismo continua a covare sotto le ceneri del sindacalismo dei sarti che ad Osimo rappresenta una categoria di lavoratori radicata quanto numerosa e composta di dipendenti delle numerose sartorie locali (Anche Ambrogetti, primo segretario della CdL di Osimo, come Zingaretti segretario della Camera del Lavoro di Ancona erano una sarti ).

Quinto Luna, futuro comandante partigiano della piazza di Arcevia in Val Misa, viene più volte bastonato dai fascisti che lo raggiungono in numero sempre maggiore data la stazza del carrozziere che qualche volta ha la meglio.

Il 30 aprile 1930 un gruppo di giovani osimani si fa notare con il fazzoletto rosso al collo intenti così a festeggiare la festa del 1° maggio allora vietata.

Il 1° maggio 1930 il comunista Matassoli viene pesantemente ingiuriato e invitato a lasciare il luogo in quanto stazionava sulla piazza maggiore credendo festeggiasse la festa dei lavoratori: in realtà era in attesa sotto casa della levatrice che nascesse il suo primo figlio. 

Così nel 1930 un'altro sarto, figlio e fratello d'arte nonché attivisti socialisti già schedati, tutti residenti al Borgo S Giacomo, tal Renato Benedetto Fabrizi, organizza una cellula comunista clandestina legata all'organizzazione sempre clandestina del Partito Comunista che ebbe la sede del comitato interregionale in città. La Banda Ragno" così denominata,  svolse azioni di propaganda antiregime con affissioni sulla porta del palazzo comunale e della casa del podestà. Compì sfregi ai simboli fascisti posti sul luoghi pubblici e programmò infine attentati con la collocazione di ordigni rudimentali (barattoli grandi di pomodoro sigillati e contenenti polvere da sparo e materiale di scarto in alluminio derivante dalla produzione delle fisarmoniche di Castelfidardo, ordigni provati nelle campagne circostanti e da collocarsi alla Casa del Fascio, contro le proprietà  del podestà ed altri elementi del locale Fascio .

Il gruppo fu fermato per tempo dalle forze della Milizia fasciste poco prima che fosse fatta brillare la prima bomba.

Così l'11 novembre 1931 e per alcuni giorni, furono effettuati 24 arresti. 

In precedenza era stato tradotto in carcere il sarto cattolico Nazareno Schiavoni noto antifascista tra i fondatori del Partito Popolare osimano del '19 

In coincidenza di questi arresti, nel timore dell'estendersi del movimento antifascista, si fa forte la repressione e a farne le spese sarà  Luigi  Fiordelmondo detto Calicì. Una purga violentemente somministrata e a base di olio di camion, sarà fatale per lo sventurato Calicì e lo porterà alla morte il 31/12/1931 tra spasmi atroci lasciando 8 figli in età minore (*Interite acuta dall'atto di morte registrato dal Comune di Osimo.)

Dal gennaio del 1932 vengono inviati al confino di polizia presso la nota colonia penale di Lipati (ME) lo stesso Renato Benedetto Fabrizi, Marino Verdolini e Umberto Vigiani  a seguito della soppressione della cellula clandestina comunista Ragno. Verranno rilasciati nell'ottobre successivo per intervenuta amnistia legata alle celebrazioni del decennale della Marcia su Roma. 

Dal 1933 e al 1938 si susseguono altri arresti e confinamenti per cospirazione antifascista.

Nel 1933 Luigi Bartolini di Cupramontana ,tra i maggiori incisori italiani del Novecento, al tempo residente ad Osimo, viene arrestato e avviato al confino.

Nel 1936 viene riarrestato Renato B. Fabrizi ed alcuni compagni ammoniti giudicati colpevoli di tentata ricostruzione della cellula comunista Banda Ragno.

Sempre nel 1936 viene pure processato il capo giardiniere di Osimo Bolognini per aver inveito con ingiuria contro due suoi subalterni cui l'assunzione fu obbligatoria in quanto fascisti e, a suo conto, poco attivi al lavoro ".... Lavorate solo perche' indossate la camicia nera. Se fosse per me vi farei morire di fame, voi e a quelli come voi....".

Il processo si concluse con un'ammonizione; Una pena benevola in quanto fu riconosciuto il valore professionale eccelso del Bolognini.

Il 29 aprile 1937, esattamente due giorni dopo la morte di Antonio Gramsci, muore all'ospedale di  Larino (CB) mentre era al suo secondo confino coatto a Bonefro (CB),  Renato Benedetto Fabrizi. Il suo corpo dimorerà in loco fino alla liberazione di Osimo.

Nel 1938 il fascio locale é in fibrillazione e vengono avviate indagini per il ritrovamento nei bagni dell'ospedale di un disegno raffigurante la falce e martello.

Sempre nel 1938 vengono annotiamo 4 osimani arrestati, tra cui Quinto Luna, rei di aver parlato male del fascismo e altresì bene dell'Unione Sovietica, durante una cena tra amici.

Questo breve brano non cita volutamente e per ragioni di spazio, le carcerazioni cui forono oggetto gli antifascisti osimani ad ogni manifestazione fascista.

 

Brano tratto da "Mai con Mussolini ! " di Armando Duranti, ed. ANPI Osimo 2004  con il patrocinio della Regione Marche, della Provincia di Ancona, del Comune di Osimo e della Fondazione Quinto Luna.     Prefazione di Enzo Giancarli - Presidente della Provincia di Ancona.

 

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