6 LUGLIO 1944

OSIMO E' LIBERA!

Il racconto agli alunni di Osimo Stazione della Giornata della Memoria

La storia non è solo quella che si studia sui manuali, la storia è la quotidianità spezzata e stravolta di una famiglia, di una città, di un popolo. La storia non è astratta, la storia è in un libretto di un militare osimano internato in un campo di lavoro, in una lettera inviata da un commilitone che narra la fine di un ufficiale osimano, nella prima pagina del Corriere della Sera dell’11 novembre 1938, nei visi sorridenti impressi su una foto. E’ con questo spirito che abbiamo celebrato questa mattina la Giornata della Memoria presso la scuola media Giovanni Paolo II di Osimo Stazione. Non solo una lezione di ciò che è stato ma una narrazione di storie di osimani che hanno vissuto sulla propria pelle la scelleratezza e l'orrore del nazifascismo: non abbiamo voluto mostrare immagini dei lager né i corpi senza vita dei deportati ma le foto di Annita Bolaffi scattate nell’agosto del 1943 e dei suoi figli poco più che ventenni. Un’intera famiglia scomparsa nel nulla, nel silenzio, quello stesso silenzio che ha avvolto la nostra città dimenticatasi di quella sua figlia e riscoperta solamente nel 2012 con l’apposizione di una lapide nella Sala Maggiore del municipio. La deportazione non è stata solamente quella del popolo ebraico ma anche dei militari dell’esercito italiano che si rifiutarono di aderire alla Repubblica Sociale, quella che viene chiamata la Resistenza silenziosa dei militari internati, la resistenza di uomini con la divisa come Ermanno Badialetti che neppure arrivò nei campi in Germania poiché la nave sul quale lo avevano imbarcato da Cefalonia affondò vicino Patrasso o quella di Bruno Liberti che fu deportato nel Campo di Fossoli prima di essere fucilato con altri 67 ufficiali al poligono di tiro del Cibeno di Carpi. Ma ricordare non è sufficiente, dobbiamo tutti i giorni “esercitare la memoria” attraverso le nostre azioni di cittadini attivi e coscienti, bisogna soprattutto fare i conti con la nostra storia, non nasconderla sotto il tappeto, non essere antifascisti solo a parole perché come ha giustamente ricordato il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella “è bene rammentare e onorare i tanti giusti, le tanti azioni eroiche che tuttavia non cancellano le colpe di chi, anche in Italia, si fece complice dei carnefici per paura, fanatismo o interesse".

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